martedì 28 aprile 2015

Piccola storia delle Esposizioni Universali



POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:

A pochi giorni dall’apertura dell’EXPO a Milano, questo articolo pubblicato da la Repubblica il 27 aprile 2015 aiuta a capire che cosa sono state le Esposizioni Universali nel passato e quali innovazioni ci hanno lasciato. Leggetelo, perché è molto interessante per la storia che studieremo l’anno prossimo; anzi, fate un piccolo esercizio: informatevi per conto vostro su chi o che cosa sono tutte le persone o le cose che vengono nominate nell’articolo e non conoscete. Ciao ciao….

Pneumatici, ketchup e macchine da cucire così l'eredità dell'Expo ci ha cambiato la vita
di Marino Niola

L'EXPO è la civiltà che diventa fiera di se stessa. La vetrina in cui storicamente sono state esposte per la prima volta le invenzioni che hanno cambiato la nostra vita. È così dalla prima Great Exhibition, quella di Londra del 1851, quando nell'enorme Crystal Palace, costruito per l'occasione a Hyde Park, vengono esposti ben centomila manufatti per celebrare la religione del progresso. Fra questi il caucciù vulcanizzato, ideato da Charles Goodyear, da cui nasceranno i moderni pneumatici. E il cannone in acciaio fuso, vanto delle officine Krupp, che raddoppiando la gittata dell'arma di fatto rivoluziona la balistica bellica. Il numero di merci è tale da ubriacare visitatori eccellenti come Charles Dickens, che lamenta l'eccesso di cose da vedere.
E se Londra celebra la potenza dell'industria, la seconda edizione che si tiene a Parigi nel 1855, allarga il campo agli oggetti di uso comune. Quelli che rivoluzionano le abitudini quotidiane delle persone. Il primo tagliaerba della storia. La gloriosa macchina da cucire Singer, che trasforma ogni casa in un'officina di virtù domestiche. La prima lavatrice meccanica. Il primo veicolo semovente, prototipo dell'automobile a petrolio. E, per la gioia delle bambine, la prima bambola parlante. Da allora Parigi diventa la capitale morale delle esposizioni universali, con cinque edizioni e cento milioni di visitatori. Per quella del 1867 vengono introdotti i padiglioni, che da allora diventeranno la cellula di tutte le manifestazioni espositive. E per mostrare ai 15 milioni di visitatori gli imponenti edifici affacciati sulla Senna viene inaugurato il primo bateau-mouche. Vanto di quella manifestazione sono lo scafandro da palombaro, l'ascensore, la macchina per produrre bevande gassate. E il cemento armato. Ma oltreatlantico non stanno certo a guardare. A Philadelphia nel 1876 Alexander Graham Bell presenta il telefono e Thomas Alva Edison il telegrafo. Inaugurando di fatto l'era delle comunicazioni di massa. Con il contributo della Remington, che espone la prima macchina da scrivere. Ma mette a segno un colpo decisivo anche la Heinz, che stupisce tutti con il ketchup, destinato a diventare il simbolo planetario del fast food.
E la serie continua con altre due esposizioni parigine che lasceranno un segno indelebile nell'immaginario mondiale. Quella del 1889, che celebra il centenario della Rivoluzione e regala al mondo un monumento alla modernità come la Tour Eiffel. Nata come struttura provvisoria e diventata invece il simbolo della città. Che nell'Expo 1900 si guadagna l'appellativo di Ville Lumière. Lumière proprio come i fratelli Auguste e Louis, che in quella stessa edizione stupiscono il mondo con il cinema. La scatola magica che da allora diventa l'officina mitologica della contemporaneità. Ma le grandi esposizioni innovano anche l'arte e l'intrattenimento di massa. Nel 1933 a Chicago il Belgio presenta il primo parco dei divertimenti, cui si ispirerà Walt Disney per Disneyland. E a Parigi nel 1937 Pablo Picasso dipinge Guernica per il padiglione spagnolo.
Si può dire che ogni edizione rispecchia il profilo complessivo di un'epoca e annuncia quella successiva. Quelle tra Otto e Novecento celebrano il culto della produzione. Dell'ingegno al servizio dello sviluppo. Riflettendo un'idea prometeica della storia e del dominio dell'uomo sulla natura. Mentre con la seconda metà del Novecento le Expo cominciano a cambiare filosofia. E da vetrine di invenzioni e di oggetti si trasformano in occasioni di riflessione sulle urgenze del pianeta, sulla sostenibilità e sull'equilibrio con il vivente. A fare da snodo è Bruxelles 1958 con il suo Atomium, dove l'Urss espone lo Sputnik. E Osaka 1970 dove accanto al primo treno ad alta velocità, un bolide da 500 Km orari, debutta il telefono cellulare.
Ma è con il terzo millennio che si volta decisamente pagina. L'edizione di Saragozza 2008 è dedicata all'acqua e alle fonti rinnovabili. Shangai 2010 esplora il futuro della vita urbana con lo slogan "Better city, better life". Città migliore, vita migliore. E l'Expo 2012 di Yeosu in Corea, si focalizza sulla salvaguardia dell'ambiente marino e costiero. Anche se il titolo più poetico è quello dell'Expo giapponese del 2005 ad Aichi "La saggezza della natura". Profondo ed enigmatico come un haiku. E adesso è il turno di Milano che si è data una mission epocale come "Nutrire il pianeta. Energia per la vita". Come dire che l'alimentazione e la salute, degli individui e dell'ambiente, sono beni comuni. E che il cibo è vita e non solo consumo. Prove generali di futuro sostenibile.

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